Sarà presentata a Roma il 29 gennaio, nell'ambito della conferenza nazionale sulla riforma del turismo organizzata dall'Ufficio Turismo di Alleanza Nazionale, la
proposta di legge per l'istituzione del Ministero delle politiche turistiche.
Dopo il referendum popolare, la decisione della Corte Costituzionale e la riforma del Titolo V della Carta Costituzionale, si continua a riproporre un Ministero. D'altronte, se è possibile per l'agricoltura perchè non farlo anche per il turismo, ma è veramente utile al sistema turistico italiano o serve solo a creare un nuovo apparato burocratico?
La risposta è contenuta tutta nell'art. 7 della proposta che recita che: "per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010, è autorizzata la spesa di 500 milioni di euro l’anno".
Questi 500 milioni dovrebbero andare all'Agenzia Nazionale - ENIT per 100 milioni annui. Una dotazione seria che consentirebbe all'ENTE di riorganizzarsi e realizzare i suoi fini sitituzionali.
197,5 milioni annui andrebbero alle Regioni per finanziare i Sistemi Turistici Locali che vengono di nuovo riproposti, e quì sorgono i primi problemi. Non tuttte le Regioni hanno istituito gli STL e se non si modifica il Titolo V della Costituzione, la competenza esclusiva resta alle Regioni, quindi si rischia che l'art. 6 possa essere impugnato e dichiarato incostituzionale con il realtivo blocco dei fondi.
158 milioni annui andrebbero alle Regioni per finanziare gli investimenti delle imprese turistiche. Questi fondi sembrerebbero spendibili e potrebbero sostituire quelli non più erogati dalla L. 488/92, ma anche in questo caso perplessità sorgono nella definizione di impresa turistica. La L. n. 135/01 aveva esteso il concetto, ma non tutte le Regioni hanno legiferato in tal senso.
39,5 milioni annui andrebbero al nuovo Ministero per finanziare i progetti dei sistemi turistici interregionali; anche questi appaiono spendibili.
Restano 5 milioni annui al Ministero per raggiungere le finalità di cui agli articoli 2 e 3 tra le quali si rinvengono sovrapposizioni e conflitti di competenza, quando prevedono di rappresentare "il sistema turistico nazionale presso l’Unione europea", sostengono che il Ministero "elabora e propone gli indirizzi intersettoriali per un’armonica crescita della qualità e quantità dei servizi prodotti nei comparti della produzione turistica verificandone l’attuazione", quando assegnano "compiti di disciplina generale" o quando si sovrappongono all'ISTAT e al SISTAN con l'art. 2, comma 3, lettera a.
Se è necessario un Ministero per creare un minimo di attenzione finanziaria all'industria turistica, ben venga, ma la partenza sembra già viziata di incostituzionalità.